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MAMMA MIA!
(MAMMA MIA!)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 ottobre 2008
 
di Phyllida Lloyd, con Meryl Streep, Pierce Brosnan, Colin Firth, Stellan Skarsgard, Julie Walters, Christine Baranski, Dominic Cooper, Amanda Seyfried (Stati Uniti, 2008)
 
Prima parliamo, una volta tanto, di musica (dopo tutto, proprio di quella si tratta; anche se oggi ci sembra quasi ritenere iettatorio il termine “musical”). Quella degli ABBA non solo non svela una sola ruga a venticinque anni dalla dissoluzione del mitico gruppo svedese, ma costituisce un formidabile elemento propulsivo per la progressione, finendo per fondersi alla perfezione al ritmo di MAMMA MIA!: tanto che la vicenda inventata sembra essere un pretesto sempre più evidente al proseguo trionfale delle stesse. Non sono proprio queste le ragioni prime di ogni commedia musicale?

Leggo che la storia è una lagna, che la Grecia che fa da sfondo sarebbe rifiutata per qualsiasi pubblicità agli yogurt vantati da quelle parti del Mediterraneo, che il sentimentalismo dilaga mentre (o proprio poiché?) siamo in epoca di "subprimes". Può anche darsi. Ma come metterla, allora, con gli intrighi terrificanti e certe battute da vergognarsi che si alternavano alle sequenze musicali e coreografiche di quelli che ora ammiriamo come capolavori firmati dai maestri assoluti del genere, i Vincente Minnelli, Stanley Donen, Jacques Demy e via dicendo?

Non è finita. Qualcuno lamenta che alla falsità del tutto concorra il fatto che se alla sempre stupefacente Meryl Streep riesce al limite anche di cantare (e niente male), per chi le sta attorno sarà meglio ripassare. A cominciare dal trio di cinquantenni sospettati di essere l'eventuale genitore della graziosa protagonista: Pierce Brosnan, Colin Firth e Stellan Skarsgard sembrano più concentrati a riesumare i loro gloriosi passati di 007 o rispettabili interpreti di gente come Forman, von Trier o Egoyan, piuttosto che perdere tempo con le ripetizioni canore degli immortali hit che ruotano attorno a “Dancing Queen”. Ma allora non sarà che solo per questa commedia da trenta milioni di spettatori adattata allo schermo dalla sua creatrice teatrale inglese Phyllida Lloyd stiamo arrischiando di sorvolare sul fascino divertente del kitsch e sul gioco con le proficue letture a controsenso?

Mi sa che il buonsenso risieda altrove. Dalla parte di coloro non soltanto attenti al bicchiere mezzo vuoto (di una sceneggiatura che ha i suoi vuoti, un avvio da si salvi chi può, una regia non proprio “moderna”), dei non allergici alle sfide al buon gusto. Ai milioni, insomma, che accorrono a MAMMA MIA!, attratti non fosse altro che dall'entusiasmo trascinante dei protagonisti. Non avrà sempre ragione, il pubblico; ma la critica nemmeno...


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